mercoledì 26 agosto 2015

Metamorfosi

Destandosi da sogni inquieti, una mattina, il venditore di incipit si trovò tramutato in una panchina. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e aveva quattro gambe, anch’esse dure, conficcate in terra.
Cosa m’è avvenuto? Pensò.
Per quanto fosse immobile, il contesto intorno era reale, quindi, non era immerso in un’onirica immagine, anzi, percepiva l’aria e il suono delle foglie. La sua struttura non era più la stessa: di legno era la pelle e di ferro le ossa, perciò, utile solo per far sedere ogni cosa che passa. Era bloccato e tratteneva il fiato: non voleva essere scoperto in quello stato.
Se mi vedessero… chissà cosa penserebbero…
Su di lui passarono le unghie affilate di un gatto e non fece una smorfia. Un attimo dopo due piccioni fecero la cacca, e volarono via, quando un lettore distratto, giunto in quel momento, pulì la base col fazzoletto. Un’ora dopo arrivarono due amanti in un abbraccio stretto, e si riempirono di baci, fino a sera, sostituiti da un barbone ubriaco, che si addormentò sdraiato, nel profumo di un amore appena passato.
Non è che mi diventa anche lui una panchina?
Infatti, erano due, il giorno dopo.
- Cosa m’è avvenuto?
- Non lo so, caro amico, anche io mi sono ritrovato così il giorno passato.
- Se mi vedessero in questo stato…
- Anche io l’ho pensato.
- Io non sono nato per far sedere su di me alcuno!!
- Già, pure io non sono qua per farmi prendere per il culo.


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