martedì 18 ottobre 2016

Lucrezia

Lucrezia è un nome di fantasia perché lei ci tiene alla privacy. Lucrezia avvelena gli uomini, cioè, sono gli uomini che si avvelenano dopo che l'hanno vista. Come quella volta che un tizio la vide sugli sci in costume da bagno, in pieno inverno, e decise di farla finita bevendo la cicuta. Le sue ultime parole furono:
- So di non sapere.
Oppure quella volta che si arrampicò sulle rocce del Gran Canyon, con una tuta da sub, e tre ex indiani sioux di padre irlandese, che erano nei paraggi, si fecero mordere da una vipera sarda, che era lì in vacanza coi punti della Despar, pur di avere come ultima visione quella bellezza inestimabile. Uno si salvò, perché la vipera non aveva sufficiente veleno per tutti e tre, ma rimase un vegetale, insieme alla vipera, in una comunità di recupero: ancora oggi lo scambiano per un cactus.
Una sera, un ragazzo timido ma molto bello, in una vineria, dove lei beveva champagne, le chiese:
- Tu suoni Bach?
- A volte.
- Potrei venire a sentirti?
- Ti faccio sapere.
Non glielo fece sapere mai. Il giorno dopo Lucrezia fuggì in Patagonia. Lui, che era uno dei servizi segreti, davanti alle domande di investigatori privati, decise di togliersi la vita con una pastiglia di cianuro.
Un consiglio: non andate in Patagonia in questo periodo, potrebbe essere fatale.
O diventate un pinguino, o diventate un vegetale.


Nessun commento:

Posta un commento