mercoledì 19 ottobre 2016

Viaggio al termine dell'incipit (1)

Sono un killer di professione.
Sono preciso, organizzato, un lavoro pulito. Nessuno sa ammazzare il tempo come me. Sono ricercato. C'è una taglia: taglia corto. Sono in viaggio. Cerco quello che m’insegue e gli vado incontro. Sono armato fino ai denti, passo facilmente tutti i metal detector, perché le pistole, i mitra e le bombe le ho nella testa e in ogni mio pensiero. Vado dall’altra parte del mondo, avrei potuto andarci sottoterra come fanno le talpe, per passare dal centro, ma ho preferito gli uccelli d’acciaio che sorvolano velocemente l’oceano stagnante. Sono al secondo scalo, cambio il volatile. Come un verme entro nel suo corpo. Ogni volta che si solleva, mi chiedo se non sia meglio dirottarlo. Le mie armi segrete tra le nuvole sparano colpi, esplodono, una mitragliata di sensazioni inutili nel vasto cielo dei miei vuoti. Infatti, sono dentro un temporale e l’uccello di acciaio mi sprona ad uscire, buttandomi senza paracadute, scaraventato chissà dove, nell’abbandono delle mie incertezze. Tra poco ci sarà l’atterraggio e io non so cosa vado a fare in quello spicchio, specchio, spocchioso luogo, che è dall’altra parte del mondo. Se trovo qualcuno che abbia minimamente un cazzo di inizio, gli sparo. Atterra con eleganza l'albatros gigante. Attendo che tutti scendano per non dare nell'occhio. Mi addormento con le cinture.
- Che ne dice di sparire? - mi sussurra la hostess.
- Spariamo!

Continua...


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