Una pallottola nel naso non è una supposta nel culo. Una
pallottola nel naso non te lo libera per sei/otto ore. Magari. Una pallottola
nel naso è un aerosol di polvere da sparo: ti apre la fontanella del cranio e
diventi un irrigatore da giardino. Ho un gran mal di testa nella zona del setto
nasale, quindi: o sto da Dio a fare una rinoplastica o questo tizio, che mi è
caduto a peso morto sulla mia faccia, mi ha tirato una testata senza senso. Un
peso morto pesa il doppio. Un peso morto è una gran rottura di cazzo. Dunque! Non
so come spiegarmi. Ho sentito lo sparo, una botta tremenda al terzo occhio,
quello che dovrebbe vederci lungo, e poi, un quintale di merda umana da
sostenere sullo sterno. Ora, la necrofilia è lontana da ogni mio desiderio,
ragion per cui, sarebbe meglio che sposti la sua brutta faccia dalla mia in
quanto la sua lingua si è infilata nella mia bocca. Cazzo. È un dettaglio che
avrei preferito occultare. Questo è morto con la lingua di fuori come le vacche,
e guarda caso, dopo che mi ha rotto il naso, mi ha infilato il suo viscido
prosciutto scaduto in bocca. Che schifo. Gli prendo la testa, la sollevo con
fatica, e mi levo il serpentello dalla gola. Giro la testa e vomito. Merda.
Sputo, tossisco, e vomito.
- El arma, hombre.
Un rumore metallico risuona vicino al mio orecchio. Una
pistola lanciata da chissà dove mi cade a pochi centimetri dal mio viso. È la
mia pistola. Sposto il porco e me lo levo di torno. Il sole alto mi acceca gli
occhi. Un tizio con un’altra pistola in mano fumante sta in piedi. Due facce: la
sua e quella del sole. Due facce come i due campanili di Quito a segnare ore
diverse. Non vedo niente.
- El era un hijo de puta – mi dice.
Riconosco la sua voce, ma non ricordo più dove l’ho già
sentita. Raccolgo la pistola e la moneta. Mi alzo e con un fazzoletto preso
dalla tasca mi pulisco la bocca e mi tampono il naso. Lui mi indica la zona dei
pullman e mi intima di andarmene da lì.
- Hasta luego, Quito.
Mi dirigo verso la stazione dei pullman barcollando. Infilo
la pistola dietro la schiena e guardo la moneta. Poi, mi giro un’ultima volta.
- Hey, hombre, dónde está “un nuevo sol”?
- Salva el culo, hombre.
Già! Mi avvicino a una fontanella e mi sciacquo la bocca. Ci
butto tutta la testa. Un pullman sta per partire perché ha appena chiuso le
porte. Corro verso di lui che fa retromarcia. Busso con la mano aperta, e le
porte si aprono. Salgo.
- Dónde va? – mi chiede l’autista.
- Al capolinea.
continua...
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