giovedì 6 marzo 2014

Il coniglio


Quando sentii parlare di Lui era una mattina di Marzo. Pendeva dalle labbra della talpa, una fotoreporter da quattro soldi che usciva ogni tanto dalla tana. I suoi racconti mi catturarono perché era molto brava a fornire informazioni a riguardo, molto meno nel vederli per la sua presunta cecità. Infatti come fotografa valeva poco, dato che aveva sempre immagini poco chiare: cieli storti, prati obliqui e panorami capovolti. Ricordo come fosse ieri quando mi portò tre foto di Zorro tutte nere.
- Vedi, questa è Zorro da bambino, qui Zorro il giorno del diploma e questa Zorro il giorno del suo matrimonio…
- Già…
- Sai, penso che sotto quella maschera, in fondo in fondo, si nasconda un uomo.
Sapeva bene riconoscere la gente perché a lei non piaceva fare i buchi nell’erba dato che non credeva a quelli nell’acqua.
Quando chiesi di Lui, lei mi diede un reportage perfetto.
Pegaso disse di Lui:
- Non so cosa si fuma il ragazzo.
Gulliver replicò:
- I miei viaggi a confronto sono passeggiate.
Hansel e Gretel ribadirono:
- È stato come un padre per noi.
Don Chisciotte ebbe solo queste parole:
- Chiedete a Sancho.
Ma Sancho non c’era e neanche Dulcinea.
Il mago di Oz scosse la testa.
- Mai visto niente di simile in vita mia.
E la bella addormentata nel bosco riferì gioiosamente.
- Bacia da Dio.
- È vero quello che si dice che sia precoce? – chiese ancora la talpa.
- Stronzate!
Anche Sting confermò.
Ulisse lo vide tra Scilla e Cariddi a surfare sulle onde urlando di continuo la seguente frase:
- Non sei nessuno!
Cnosso disse testuali parole:
- Non ho mai visto nessuno attraversare il mio labirinto come lui, sembrava andasse più veloce della luce.
La luce rispose:
- Era in favore di vento.
Il vento disse:
- Cazzate!
Mentre il Minotauro era ancora basito dall’accaduto:
- Non mi capacito!
E Arianna diede una versione diplomatica:
- Scusa, ma ho perso il filo del discorso.
Solo Alice lo conosceva bene. Alice che guardava i gatti e i gatti morivano nel sole, frase attribuita ad un cantautore che nessuno aveva il coraggio di contestare, a parte i gatti che nei pomeriggi d’estate quando la incontravano si esprimevano sempre così:
- Cazzo c’hai da guardare!
Dunque Alice sapeva una cosa molto importante decisamente angosciante: a lui spaventava la polenta, che era come la kriptonite per Superman. Sì, perché questo eroe aveva anche lui il suo tallone di Achille: la polenta. Un concentrato giallo, dove a volte si infiltrava qualcosa di bianco filante, dove tra l’ilarità della gente si sentiva sempre a disagio:
- Ma come ti sei conciata? – era la domanda frequente.
Comunque, il bello arrivò appena la talpa se ne andò, esattamente un minuto dopo. Lui si sedette accanto a me come si siedono i gatti, con la differenza sostanziale delle grandi orecchie che usava per prendere in giro Cappuccetto rosso, la sua spacciatrice di funghi allucinogeni, con la parodia del lupo cattivo:
- È per sentirti meglio.
Io ero leggermente turbato sapendolo lì a fianco, era la prima volta che un personaggio così rinomato fosse al mio cospetto sulla ormai famosa panchina del piccolo parco:
- Come butta! – mi chiese.
- Va a giorni…
- A seconda?
- Qualcosa del genere…
- Ascolta!
- Dimmi!
- Posso farti una domanda?
- Certo!
- Conosci De Gregori?
- Per sentito dire.
- Ma chi è Lilli Marléne?
- Credo sia un cane randagio che mangia una mela al giorno…
- Per togliere il medico di torno?
- Qualcosa del genere…
- Grazie.
- Prego!
- Si è fatto tardi, ora vado! Sancho, esci dall’albero che andiamo!
- Ma sarebbe…?
- Sì, ultimamente ce l’ho sempre in mezzo ai coglioni!
- Ma scusa?
- Dimmi!
- Ma tu chi saresti?
- Il coniglio, idiota!
- Già, e chi se no!
E lo vidi zampettare verso l’orizzonte con l’unico in grado a stargli dietro.

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