I
miei occhi erano fissi nel cielo a scrutare due rondini che svolazzavano come
piccoli aquiloni. Non diedi parole ai miei pensieri, non diedi parole alle cose;
immaginai di essere appena nato: in assenza di ricordi, di giudizi e di
educazione. Spalancai gli occhi lasciandomi andare all’innocenza come se fossi
stato tra le braccia di mia madre. Mi accorsi che era possibile tornare all’origine:
con un cervello nuovo, un cuore nuovo e uno sguardo incolpevole. Il mio corpo
fletteva ed era morbido, e le rondini erano belle. Mi venne voglia di infilare
il pollice in bocca, di far andare su e giù le braccia, e perché no anche le
gambe. Credo che se avessi provato a camminare sarei caduto. Sentii la mano di
mia madre sulla pancia e quella di mio padre sulla testa, e ridevo, col pollice
in bocca e le rondini in cielo. Mi addormentai e mi vidi dormire. I miei occhi
chiusi erano gentili, la mia mandibola era abbandonata in assenza di tensione e
la mia testa delicata scivolava fin dove il collo glielo consentiva. Ero in
braccio alla terra e non feci alcuna forzatura.
-
Mi scusi!Aprii gli occhi e vidi dei lunghi capelli come braccia tese verso di me, e in mezzo un viso, e di lato il sole: anche lui con le sue braccia di luce.
- Mi scusi!
Avevo il pollice in bocca e lo ritrassi per l’imbarazzo. Mi alzai in piedi e caddi per terra. Lei mise le mani sulla bocca e spalancò gli occhi. Non sapeva se ridere o piangere. Si inginocchiò e i suoi capelli mi abbracciarono.
I miei occhi erano fissi nel cielo a scrutare due rondini che svolazzavano come piccoli aquiloni…
ed erano i tuoi occhi.
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