martedì 25 novembre 2014

Nancy


- Dai, Nancy, andiamo a New York…
- Ma che ci andiamo a fare?
- Lì è tutto possibile, diamine!
Lei spense la sigaretta sull’unico posacenere. Il rossetto stava sul filtro bianco come a giugno le fragole.
- Non posso!
Prese la sua roba e uscì dall’unica porta. Non la vidi mai più, la ricordo ancora adesso.
Presi la sacca, una matita, un temperino e un quaderno a quadretti. Il volo era alle otto. L’aeroporto sapeva di caffè e la gente era seduta verso la vetrata che dava sulla pista di atterraggio. A vederli dall’alto sembravano tetti in costruzione senza tegole, a vederli dall’alto sembravano angeli senza aureole.
- È in partenza il volo per New York, pregasi i viaggiatori di immettersi nella zona di accesso.
Era una voce di donna simile a quella di Nancy. Forse era lei che mi faceva uno scherzo. Feci vedere il biglietto alla hostess e presi posto. Il decollo mi tolse il fiato. La terra sottostante non era più mia solo il cielo mi apparteneva. Mi misi a disegnare degli occhi e un collo, poi venne la bocca e mi fermai all’istante.
- Vuole un caffè? – chiese la hostess.
- Sì, grazie!
- Cosa disegna?
- Una faccia.
- La lascio finire…
- Credo che mi basti!
- E il resto?
Ci guardammo veloce con gli occhi riflessi.
- Come si chiama?
- Nancy!

 
 

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