domenica 9 giugno 2013

Arancione

E arrivò un angelo. Un angelo vestito di bianco, con le ali bianche e le penne bianche. Proprio un angelo, miseria, come quelli che non si vedono mai, se non in una qualche parete di una qualche chiesa. Proprio un angelo, come quelli che li... vedono solo i bambini o quelli che non sono bambini ma dicono di vederli. Aveva capelli bianchi e una grande barba bianca, occhi bianchi, denti bianchi, pelle bianca, era così bianco che più bianco non si poteva.
Un angelo… un cazzo di angelo… lì davanti a me… ma quando mi poteva capitare un’altra situazione simile…
- Come butta? – chiese.
Ma che domanda era? Un angelo non fa di queste domande, soprattutto se è bianco.
- Butta bene… - risposi.
Ma che risposta era? Non si risponde così ad un angelo, soprattutto se è bianco.
- Non trovi che tutto intorno sia troppo bianco?
- A parte te e le nuvole il resto è colorato!
- Se lo dici tu!
- Io vedo questo…
- Ci vorrebbe dell’arancione… un bel sole arancione…
- A volte succede…
- Solo in certi giorni imprevisti...
In lontananza qualcosa di arancione stava arrivando verso di loro, era così arancione che anche l’angelo la vide... un lungo abito arancione… anzi, una lunga maglia arancione fino alle ginocchia… e una chioma in ordine… e le sue mani delicate ed esperte come una abile thai chi, li pettinava con movimenti semicircolari… ed era in punta dei piedi… una ragazza arancione danzava camminando lenta… come un foulard di seta arancione sospeso in aria in certi giorni di vento… in certi giorni imprevisti…
- Ma chi è? – chiese l’angelo
- Il sole!
E se ne andarono… e lei non smise… rimase nella sua eterna danza… arancione…


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