- Ma
dove siamo, eh? Dove siamo?
Questa
domanda balenava nella mia testa dai tempi della mia venuta. Sentirla chiedere
da uno sconosciuto però aveva un suono diverso. Avrei dovuto dargli una
risposta confortevole sapendo che non era confortevole per me. Potevo
raccontare una storia zen per far colpo e impressionarlo, oppure dare la
classica risposta dell’esistenza di un’entità superiore che governava tutto. Invece
stetti zitto per un lungo tempo. Lui non si mosse, aveva quell’aria di sfida come
per dire: “adesso vediamo cosa mi dici!”. A me non me ne fregava niente. Però, ebbi
un sussulto, un reflusso mentale, qualcosa che stava eruttando come un vulcano
da secoli spento. Gli presi con forza la testa, la girai verso di me, lo
guardai fisso negli occhi. Il vulcano esplose, la mia lingua bruciò e dallo
stomaco risalì la lava rossa che corrose l’esofago. Il mio corpo emanò fumo di
zolfo e dai miei pori ci fu un’esplosione di vapore acqueo. Lui sentì il calore
delle mie mani sul suo volto e rimase spaventato dall’attimo incandescente. Passarono
dinosauri, draghi, uccelli giganti. Uscirono dal terreno sequoie, querce, fiori
enormi e miliardi di farfalle di ogni colore. Venne il buio improvviso e poi la
luce del sole, dietro a montagne che spuntavano altissime alle nostre spalle. Niente
di più impressionante e dolcemente violento.- Vuoi sapere dove siamo? – urlai col vento che ci soffiava prepotente sulle guance.
Lui fece solo un sì con la testa e un fiume d’acqua fresca ci attraversò il corpo.
Gli diedi un buffetto, mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi:
- Ma che cazzo ne so!
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