giovedì 17 luglio 2014

La 44 magnum dell'ispettore Callaghan

Ci sono giornate come queste che ti mettono alla prova, giusto per verificare il tuo self-control.
La giornata inizia incontrando uno che non vedi da molto tempo e ti dice testuali parole:
- Ho una cosa incredibile da dirti ma ora non posso, ho fretta! – e lo vedi allontanarsi, sapendo che non lo rivedrai per altri cinque anni o giù di lì. Dio, quanto li odio!
E a quel punto che vorresti avere dietro la schiena, infilata nei pantaloni, la 44 Magnum dell'ispettore Callaghan, e sparagli a una gamba. Poi, con una calma zen che non ti riconosci e che non hai mai riconosciuto, andare verso di lui, seguendo quell’adagio che diceva:”Vai adagio”, lui che si sta tenendo la gamba dal dolore da te inferto, dove, con ogni probabilità, la pallottola ha reciso l’arteria femorale, e si sta dissanguando sotto i tuoi occhi, sussurrargli le seguenti parole con un sorriso stampato sulle labbra:
- Dicevi?
Ma se fosse solo questo, direi che ti poteva anche andare bene. Invece decidi di andare a funghi in altura, per i boschi (In piemontese “Su per i bric ai bulè”). E ti fai un bel giro e non trovi niente, neanche uno velenoso. E allora ritorni alla macchina. Giri la chiave, tiri giù i finestrini perché fa caldo, provi ad avviare il motore e niente, auto morta. La batteria è scarica come quella del tuo cellulare. Due batterie scariche come i tuoi coglioni. Provi a fare la telefonata al meccanico che venga su a tirarti fuori dalla merda, e riesci solo a dire dove ti trovi, almeno quello, e speri che l’abbia capito. Certo che lui sta a un’ora di distanza. Nello zaino hai un libro, preso il giorno prima in biblioteca, te lo porti sempre, a differenza delle sigarette che hai lasciato a casa dato che dovevi camminare. E ti fumano… le batterie! Il libro è di Gianrico Carofiglio e si intitola:”Le mutevoli verità”. Ti accorgi subito che è un brutto presagio, dato che di mutevole a quelle altitudini è il tempo. Ma non ti arriva un temporale spaventoso e tu hai i finestrini aperti? In quel momento di disperazione e pioggia battente, non ti viene in mente quella bellissima manovella di una volta quando con fatica alzavi i vetri e che era quasi sempre sicura? Mandi a quel paese l’elettronica e tutta la tecnologia, pensando pure, che in fin dei conti, un editoriale di Michele Serra si può anche apprezzare, ma sei consapevole che stai dicendo una cazzata. Per fortuna hai un ombrello e un plaid nel baule, e la tua auto in un attimo diventa una tenda di qualche zingaro scappato di casa, o forse hai la sindrome del profugo, perché la macchine che passano accelerano di conseguenza. Passano due ore e il meccanico non arriva, e il libro lo hai finito, e guardi la copertina, e ti viene spontaneo pensare: “Carofiglio di puttana”. Dopo tre ore, lui arriva e cambia la batteria. La macchina parte e quel suono del motore diventa per te celestiale. Fai appena un km, accendi la radio e non trovi il Cherubini che ti canta “Penso positivo”?, Quella canzone ti fa pensare due cose veloci veloci: una è che forse a te Jovanotti comincia a starti sul cazzo, l’altra, è che per la seconda volta pensi alla 44 Magnum dell’ispettore Callaghan.
Vabbe’, domani, in quanto sagittario, mi entra giove non so dove, e a quanto sembra avrò un anno di soddisfazioni e successi a gogò. Ah, beh, sì, beh, ah, beh, sì, beh.

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