mercoledì 9 luglio 2014

Ero andato a una festa a casa di un amico

Ero andato a una festa a casa di un amico. Era esattamente il 1980 e io finivo le medie, malamente. Fino a quel giorno giocavo ancora con i soldatini, ma non alla guerra, io li usavo per giocare a calcio. Non vi sto a spiegare le regole, sta di fatto che 11 indiani si scontravano contro 11 cowboy sul pavimento del corridoio con due porte e un campo delimitato dalle piastrelle.
Ero andato a una festa a casa di un amico e c’erano tante femmine. Era una mansarda con alcuni divani e cuscini, e qualcuno fumava e beveva alcolici. Io ero puro tra catechismi e oratori vari, infatti l’unica cosa che conoscevo a memoria era la santa messa e le comunioni.
Ero andato a una festa a casa di un amico e c’era della buona musica io che ascoltavo Branduardi e Vecchioni. Per l’amor di dio brava gente, ottimi artisti. Ma quando si levò nell’aria i Pink Floyd con “Money” il mio corpo si mise a muoversi impazzito insieme al rumore delle monete, a rimarcare una certa povertà economica di allora che non è per nulla cambiata ora. Arrivarono anche i Rolling Stones con “sympathy for the devil” per cambiare religione, e poi Lucio Battisti, allora molto in voga, “con il nastro rosa”. A quei tempi il lento era il ballo migliore, dato che eri a contatto diretto con qualcosa che ti sembrava diverso da te, qualcosa di profumato e morbido che scatenava processi biologici fino a quel momento sconosciuti.
Ero andato a una festa a casa di un amico e aveva fatto i conti giusti. C’era lo stesso numero di femmine e di maschi, e quando partì il pezzo, tutti si erano ben sistemati a coppie. Rimanemmo io e lei a guardarci da divani differenti, gli altri ci sembravano più scafati e noi più deficienti.
Ero andato a una festa a casa di un amico e conobbi la figa e smisi di giocare ai soldatini e di andare a messa, ma soprattutto di confessarmi.
Ci osservammo qualche secondo tra la gente che ruotava nella stanza abbracciata e attaccata con tutta la faccia. Presi il cuore in mano e andai da lei con le gambe che tremavano e la gola secca dalla paura.
- Senti… - dissi.
Lei non mi fece neanche finire e mi portò ferocemente in pista e mi mise le braccia attorno al collo.
Si chiamava Stefania e credo che quello che mi stava accadendo fosse il vero paradiso terrestre, non quell’altro fasullo che mi avevano raccontato.
Mi appoggiò la testa sulla spalla e sentii il suo fiato sul collo. La sua bocca sarà stata a un millimetro dalla mia pelle. Sussultavo invece di ballare, il collo era umido dal vapore del suo respiro, mi voltai sul suo viso e bevvi il gusto delle sue labbra. Le lingue impazzirono e non ci staccammo per non so quante ore fino allo sfinimento delle nostre mandibole.
Ero andato a una festa a casa di un amico e imparai le mie prime strofe a memoria.
Chissà, chissà chi sei, chissà che sarai
chissà che sarà di noi
lo scopriremo solo vivendo
Comunque adesso ho un po' paura
ora che quest'avventura
sta diventando una storia vera
spero tanto tu sia sincera…
 

http://youtu.be/5L94LieZY60
 

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