giovedì 3 luglio 2014

Serata senza i mondiali di calcio



Era la classica serata di luglio senza partite dei mondiali. Aveva una certa malinconia nel non vedere in TV quei ragazzotti in mutande a correre dietro un pallone. Si annoiava e non aveva voglia di leggere un libro e neanche di vedere un film. Prese la pallina da tennis e la fece rimbalzare contro il muro rimanendo sdraiato sul divano. Questo movimento continuativo di lanciare con la mano la pallina gli ricordò un evento passato rimosso dalla coscienza in tempi non sospetti. Era il mille e novecento e qualcosa, in un mese freddo, sicuramente di domenica. Non aveva fino ad allora mai segnato un goal in gare ufficiali, gli unici li aveva fatti in allenamento e con le porte piccole, in quelle gare due contro due per fare fiato e spaccarsi i muscoli delle gambe. D’altronde lui era difensore di fascia e ogni tanto di marcatura, e quindi il suo lavoro era di fare in modo di non far segnare l’avversario. La cosa gli dispiaceva un po’. Vedere sempre la porta avversaria troppo lontana per i suoi gusti, non lo faceva sentire protagonista, anzi, gli sembrava che fosse dispendioso e inutile correre sempre dietro all’attaccante. Quindi, quel pomeriggio, decise di andare a saltare di testa in un calcio d’angolo, contro il parere dell’allenatore che gli urlò di tutto. Era la sua prima volta nell’area avversaria. Si accorse che quell’area era diversa dalla sua. Era più verde, più deliziosa e quasi quasi ci avrebbe fatto una grigliata. Invece nell’altra, quella dove difendeva, gli sembrava fosse arida come una trincea in tempi di guerra. No, no era decisamente più bella questa, questione di prospettiva, dato che la porta, a differenza dell’altra, non ce l’aveva dietro la schiena, ma davanti e tutta sua. L’unica cosa che non gli piaceva era il rompicoglioni che lo marcava e lo tratteneva, fastidioso come una scimmietta che ti sta sulle zone d’ombra, naturalmente imitava lui quando stava nell’altra area, quella della trincea. Comunque, andò sul secondo palo, facendo la finta di andare nel primo, a lui non la si faceva, perché era scaltro come una mangusta. Sgattaiolò dalla scimmietta e si trovò solo come un cane. La palla però arrivò in zona centrale e un energumeno, suo compagno di squadra, saltò più in alto di tutti e la colpì con un potenza impressionante. Lui lo guardò come si guarda Superman. La palla andò a stamparsi sulla traversa e rimbalzò sulla linea di porta e gli andò incontro leggera sui suoi piedi, a un metro dalla porta. Non ci poteva credere, cazzo! La palla era lì, facile, ed era venuta da lui come per dire: “dai tira, fai sto cazzo di goal”. Era così eccitato che invece di spingerla dolcemente in porta, mise tutta la potenza che aveva nella gamba e tirò al volo una carocchia che prese il palo in pieno e gli cadde sulla faccia fratturandogli il naso. Svenne immediatamente e poi seppe, alcune ore dopo in ospedale, quando si riprese, che aveva comunque segnato. E vinsero. Era il suo primo goal e non lo vide neppure.
- La finisci di rompere il cazzo con sta pallina? Devo venire a ficcartela…
- Ok! Ho finito.
Certo che neanche una partita stasera…


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