Un
giorno di molti anni fa, mio padre seminò piantine di pomodori nell’orto, cosa
che faceva abitualmente ogni anno. Non so perché mi sovviene ora questo
ricordo, perché non c’è nulla di particolarmente interessante da raccontare in
una solanacea. Invece, quello che accadde qualche settimana dopo, fu qualcosa
di veramente magico per non dire miracoloso. A dieci metri di distanza, in una
insenatura tra il muro e l’asfalto della strada, che divideva la casa
dall’orto, spuntò un ramo che produsse i migliori pomodori del mondo.
Probabilmente una radice intraprese un percorso fuori dal comune e andò a
cercare una nuova via d’uscita, che trovò in una piccola strettoia tra il
cemento e il catrame. Dieci metri. Dieci metri dove scorrevano solo automobili
e camion. Chissà cosa accadde lì sotto! Durò solo quella stagione, ma i
pomodori li ricordo ancora adesso: il loro sapore, il loro intenso colore, la
loro semplicità di stare aggrappati al muro, crescendo con una leggerezza degna
di un cuore di bue. Ora immagino questa storia per certi versi assurda, e penso
all’eventualità che le cose migliori accadono quando esci dai tuoi confini di
sicurezza, quando esplori zone sconosciute, quando ti fidi delle tue ombre, quando
le cose che ti passano davanti non sono più invisibili.
- Che
cosa vedi, quindi, di preciso!- Le crepe dei muri.
Nessun commento:
Posta un commento