martedì 9 settembre 2014

Le crepe dei muri


Un giorno di molti anni fa, mio padre seminò piantine di pomodori nell’orto, cosa che faceva abitualmente ogni anno. Non so perché mi sovviene ora questo ricordo, perché non c’è nulla di particolarmente interessante da raccontare in una solanacea. Invece, quello che accadde qualche settimana dopo, fu qualcosa di veramente magico per non dire miracoloso. A dieci metri di distanza, in una insenatura tra il muro e l’asfalto della strada, che divideva la casa dall’orto, spuntò un ramo che produsse i migliori pomodori del mondo. Probabilmente una radice intraprese un percorso fuori dal comune e andò a cercare una nuova via d’uscita, che trovò in una piccola strettoia tra il cemento e il catrame. Dieci metri. Dieci metri dove scorrevano solo automobili e camion. Chissà cosa accadde lì sotto! Durò solo quella stagione, ma i pomodori li ricordo ancora adesso: il loro sapore, il loro intenso colore, la loro semplicità di stare aggrappati al muro, crescendo con una leggerezza degna di un cuore di bue. Ora immagino questa storia per certi versi assurda, e penso all’eventualità che le cose migliori accadono quando esci dai tuoi confini di sicurezza, quando esplori zone sconosciute, quando ti fidi delle tue ombre, quando le cose che ti passano davanti non sono più invisibili.
- Che cosa vedi, quindi, di preciso!
- Le crepe dei muri.

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