venerdì 19 settembre 2014

Post office


E niente, devo andare a pagare la TARI (La TASI sono esente, e di questo posso solo ringraziare Romano Prodi). Comunque, sono tre rate, ma decido di pagare tutto oggi, così non rischio di dimenticarmene. Entro in posta, e c’è una lunga coda (prima di andare in posta passo sempre dalla biblioteca a prendere un libro velocemente. Calvino aiuta molto l’attesa). Sta di fatto che in posta tutti hanno dei musi lunghi, sbuffano e si lamentano di ogni cosa.
- Ma quanto ci impiega quello! – classica frase detta sottovoce.
Nel frattempo entra un tizio disperato:
- Devo solo prendere una raccomandata!!!
- Senti, vai a prenderti un caffè e torna più tardi! – risponde con determinazione una signora sopra i sessanta. Parte un applauso generale come quando atterrano gli aerei. La signora, credo sia una assidua frequentatrice degli uffici postali. Anzi, è presumibile che venga stipendiata per dire frasi di quel genere. Una specie di servizio d’ordine, probabilmente un’esodata sotto copertura. (Non ci crederete, in questo frangente sta lavorando a maglia qualcosa di multicolore per l’inverno di qualche sfigato nipote)
Passa un’ora circa e io sono già a metà libro de “Il cavaliere inesistente”, quando vedo apparire sul display il mio numero, e ritorno a esistere.
Mi avvicino allo sportello che è una grande vetrata con la classica fessura per far passare i documenti (C’è gente che si china a parlarci lì dentro, mah!).
Niente, lei si volta - perché era di schiena – sulla sedia girevole e me la trovo davanti con un viso smagliante e gli occhi accesi (Adoro le impiegate della posta con visi smaglianti e occhi accesi) – ha anche le unghie smaltate rosse - (Adoro le impiegate della posta con visi smaglianti, occhi accesi e le unghie smaltate rosse).
C’ha, però, uno scazzo sovrumano addosso e sbuffa come una locomotiva. Miseria, tutta sta bellezza corrucciata!!! Sembra sia stata arrotolata come una palla di carta.
- Le paghi tutte e tre oggi?
Mi ha dato del tu!!!
- Ehm, sì, certo!!!
E sbuffa! Mette timbri sui fogli come se stesse schiacciando mosche fastidiose e mi chiede di firmare. Se ci fosse stato ancora Wallace in questo benedetto mondo, ci avrebbe fatto un libro sul sorriso di circostanza nei luoghi pubblici, anche se per gli uffici postali ci aveva già pensato Bukowski.
Le passo il bancomat. E sbuffa. Forse voleva i contanti?
- Vuoi i soldi? – chiedo.
Le do del tu, non è bello?
- Scusa?
- Vorresti i soldi?
- No, no, molto meglio il bancomat! – e sbuffa. Se le avessi dato il denaro non oso pensare come avrebbe reagito.
Adoro le impiegate delle poste che sbuffano. Azzardo!!!
- E lo so…
- Cosa sai?
Mi ha dato del tu!!! (Adoro le impiegate…. Vabbé s’è capito!!!)
- Anche io sbuffavo quando avevo un lavoro!
- Ehi, Ciccio, io ho vinto un concorso! (Adoro ecc… ecc…)
- Pensa, Ciccia, se non lo vincevi avresti fatto grandi cose nel mondo!
Mi sorride.
Ha sorriso!!!!
Ma perché sta cazzo di TARI non l’ho pagata in tre comode rate?

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