Era solita
vagare per i vicoli della città alla ricerca dei passi da fare. I suoi piedi
erano campane regolari che scandivano il tempo remoto e annunciavano
celebrazioni religiose in paesi dispersi sulle montagne. Era un mondo fragile
da scoprire e da reggere. Sarebbe stato sciocco pensare che fosse simile agl’altri
che per definizione vengono ritenuti autentici. C’era così tanta geografia che
non sarebbe bastato una vita intera per esplorare ogni suo confine e per
navigare ogni singolo mare. Le piaceva perder tempo, in quel frangente, che era
lo spazio che si dedicava ai sensi, tutti quelli disponibili. Quei tragitti
misteriosi li faceva ogni volta che voleva smettere, smettere di essere quella
che era, anche se le conseguenze avevano un prezzo da pagare, e il suo cuore
non era certo una carta di credito dove spendere il patrimonio strisciandolo come un
pezzo di plastica. Il sole si nascose dietro a un palazzo. Lei chiusi gli occhi
e si mise a contare camminando a ritroso. Quando arrivò a cento, si lasciò
cadere, e due braccia la presero in volo. Rimase sospesa come un’amaca vuota in
giardino, e si lasciò dondolare. Si sentì sollevata e si fece sollevare.
- Seguimi! –
disse senza esitare.E lui fece i suoi stessi passi e suonarono due campane.
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