Molti mesi
erano trascorsi da quando avevo seminato briciole in un campo fertile. A quel
tempo la terra fu rivoltata come un corpo svenuto, giusto per dare respiro a
piccole sementi, lanciate a manciate come si gettano i sentimenti. Attesi nel
campo delle mie possibilità la luce del sole, il passaggio di un’atmosfera
selvaggia, lo scroscio improvviso della pioggia. Quando vidi il germoglio, vidi
un figlio; nato fragile in un corpo duttile. Quando sentii il profumo acerbo, i
colori presero vigore con impegno e ogni pianta mi regalò quello di cui avevo
bisogno. Mi alzai, e andai a realizzare quello che già possedevo. Non lontano
da lì, un uomo con le ali, si prese la briga di volarmi intorno. Dopo alcune
virate, rimase sospeso.
- Puoi
mangiare tutto, non c’è alcun frutto proibito, esiste solo l’infinito.Mi accorsi che non era il paradiso, ma un semplice luogo dove tutto veniva partorito.
- Chi mi ha nutrito? – chiesi perplesso.
- Nient’altro che te stesso!
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