Sembrava
scossa in assenza di elettricità. Rifletteva sotto mentite spoglie di antiche
piante, la differenza che c’era tra il verde e le ombre. La panchina era di
sbieco perché le pietre erano sconnesse, messe lì in disordine da un primitivo disgelo.
Tutto era nel posto sbagliato al momento giusto. Mi sedetti accanto perché non
sapevo fare altro. Cercai, con lo sguardo, una via d’uscita nella sua capigliatura,
mentre lei contava le pietre attraverso la lente scura. Non si accorse di me
fino a quando non vide la mia ombra scottarle la pelle come la brace.
- Ho
un dilemma!- Sono la tua nuova fiamma!
I suoi capelli accesero me e spensero la luce.
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