sabato 9 agosto 2014

Piccioncino

Due giorni fa, tornando da correre per i boschi, mi ero imbattuto in un piccolo piccione – un piccioncino – che non riusciva a volare e urlava la sua frustrazione e paura. Avevo pensato di portarlo a casa e dargli da mangiare, poi mi ero ricordato che poteva essere un’ottima cena per Gatsby, e lo lasciai lì, dicendogli con affetto che era tutta una questione della Natura. Naturalmente, quando gli girai la schiena, credo che lui mi aveva alzato il dito medio. Oggi, l’ho rivisto ancora lì che zampettava avanti e indietro e mi sono chiesto come mai non fosse ancora morto. Ho cominciato a corrergli dietro per venti minuti urlandogli tutti gli insulti possibili sembrando il sergente maggiore Hartman di “Full metal racket”, ma niente, “Palla di lardo” dava qualche colpo d’ala e poi cadeva col muso per terra. Quindi mi sono avvicinato a lui e gli ho detto:
- Ti devo ammazzare, lo sai, merdaccia?
L’ho lasciato ancora qualche minuto per prendere fiato e dire le sue ultime preghiere, poi ho preso la rincorsa e mi sono messo a urlare come un ossesso. Lui si è rialzato di scatto, ha dato quattro zampate - giuro che erano quattro perché le ho contate - ha aperto le ali ed è decollato, quel gran figlio di puttana.
- E cerca di non cagarmi in testa ora, fottuto bastardo!

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